Monthly Archives:Gennaio 2016

ADDIO TELELAVORO, DEBUTTA LO SMART WORKING. LAVORARE DA CASA AUMENTA LA PRODUTTIVITÀ?

31 Gen 16
AVF Staff
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L’approvazione recente del disegno di legge sulle nuove misure per il lavoro autonomo ha portato anche all’introduzione di nuove norme in tema di “lavoro agile” ovvero di “smart working” che, secondo l’omonimo Osservatorio del Politecnico di Milano, viene ormai praticato dal 50% delle grandi aziende.

Non si tratta di una nuova forma contrattuale, ma di una nuova modalità più flessibile di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato (a termine o a tempo determinato) istituita allo scopo di incrementare la produttività e agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Una modalità di lavoro cosiddetto “agile” in quanto può essere svolto in parte all’interno dei locali aziendali e in parte all’esterno, negli orari previsti dal contratto di riferimento, e senza che venga prevista la presenza di una postazione fissa durante i periodi di lavoro svolti all’esterno dei locali aziendali.

Il disegno di legge, oltre a disciplinare la forma dell’accordo relativo alle modalità di svolgimento del lavoro e al recesso dal contratto, introduce tutele a favore del “lavoro flessibile” in termini di parità di trattamento economico (finanziario e contributivo) delle due modalità di esecuzione di lavoro (all’interno e all’esterno dell’azienda), prevedendo anche una “copertura assicurativa” indipendentemente dal luogo di svolgimento della prestazione lavorativa.

Il Sole 24ORE, gennaio 2016

ANCHE GENERAL ELECTRIC SCEGLIE L’ITALIA. E INVESTE 600 MILIONI

31 Gen 16
AVF Staff
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Il ruolo delle multinazionali come motori di sviluppo economico di un territorio

Nell’ambito del recupero della attrazione di capitali e investimenti internazionali in Italia, ai fini dello sviluppo economico e della creazione di posti di lavoro, salgono a tre i colossi americani che hanno scelto nelle ultime settimane di investire in Italia.

Agli inizi di quest’anno i vertici di Cisco (colosso statunitense delle infrastrutture per il networking) hanno dichiarato di voler effettuare un investimento di 100 milioni di euro in tre anni per poter da una parte sviluppare competenze digitali, attraverso un accordo con il Ministero dell’istruzione che prevede azioni di formazione per docenti e studenti sui percorsi del programma Cisco Network Academy; dall’altra sostenere la comunità delle start up innovative italiane, nei confronti delle quali Cisco sta valutando opportunità di investimento con Invitalia Ventures. Attraverso questi investimenti Cisco porterà avanti nei prossimi tre anni iniziative legate alla ricerca e sviluppo, alla collaborazione con le università e alla trasformazione digitale di due settori industriali di eccellenza del nostro Paese: il manifatturiero e l’agroalimentare.

Sempre di questi ultimi giorni è la decisione dei vertici di Apple (il colosso informatico californiano) di aprire a Napoli il primo Centro di sviluppo per app d’Europa, che porterà alla creazione di  seicento posti di lavoro e mirerà a fornire agli studenti competenze pratiche e formazione sullo sviluppo di applicazioni per iOS (il sistema operativo per dispositivi mobili della Apple, nato meno di 10 anni fa); un settore di applicazioni che attualmente in Italia dà lavoro a oltre 97mila persone e dove le vendite, attraverso i negozi di app, valgono 300 milioni di euro. Solo in Italia Apple ha registrato 264mila sviluppatori, su un totale europeo di 2,96 milioni.

Infine, dopo Cisco e Apple, anche la multinazionale statunitense General Electric ha deciso di investire  600 milioni di dollari in Italia ed ha firmato un protocollo di intesa per lo sviluppo economico in Toscana (dove a Firenze sorgerà un centro di eccellenza a livello mondiale per turbine e compressori nel settore oil & gas ), in Piemonte, Puglia e Campania.

Il Sole 24ORE, gennaio 2016

LE IMPRESE ALLA RICERCA DI TECNICI E LAUREATI

29 Gen 16
AVF Staff
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Due sono state le questioni al centro del ventiduesimo  Orienta giovani  di Confindustria svoltosi a Milano lo scorso novembre.

La prima ha riguardato la questione del fabbisogno crescente di capitale umano con formazione tecnica-tecnologica per affrontare la sfida della quarta rivoluzione industriale, la cosiddetta Industry 4.0, ossia la totale automazione e interconnessione delle produzioni.

Come sottolineato dal Presidente di Confindustria nella “Smart Factory”, cioè la fabbrica intelligente caratterizzata da digitale e grande autonomia delle persone che vi lavorano, le figure professionali più rilevanti saranno riconducibili a tre filoni: il trattamento e l’analisi delle informazioni (big data, business intelligence); la progettazione di applicazioni associate ai nuovi media e ai social network; l’automazione dei processi produttivi e logistici.  E’ stato messo anche in evidenza come attualmente vi sia una carenza di disponibilità di tecnici altamente specializzati nonostante tale tipo di formazione, per lo sviluppo di figure professionali intermedie, sia stata potenziata attraverso l’ istruzione tecnica superiore,  come canale alternativo all’università,  ed in  sinergia con il mondo delle imprese.

La seconda questione sulla quale è stata posta l’attenzione ha riguardato l’importante passo avanti fatto per avvicinarci agli altri sistemi europei come la Germania, con l’introduzione nella riforma sulla Buona Scuola dell’alternanza scuola-lavoro obbligatoria. A questo proposito è stato messo in evidenza come un cambiamento del genere porti a riconoscere  al lavoro ed, in particolare, all’impresa il loro ruolo educativo. Inoltre è stato sottolineato come alla base del minor tasso di disoccupazione giovanile della Germania (7%) rispetto al nostro Paese (42%) non vi siano solo ragioni legate al contesto economico, ma anche al sistema scolastico e al suo differente grado di dipendenza dallo studio teorico.

Il Sole 24Ore, novembre 2015

QUANDO DOMANDA E OFFERTA SI INCONTRANO ON-LINE. ECCO IL FUTURO DELL’ E-RECRUITMENT

28 Gen 16
AVF Staff
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In un mondo iperconnesso i cambiamenti nel mercato del lavoro si stanno verificando anche riguardo alle modalità di incontro tra domanda e offerta di lavoro. Grazie ai numerosi canali on-line tanto le aziende quanto i lavoratori si stanno infatti accorgendo delle enormi potenzialità del web, in particolare dei social media, ai fini delle rispettive necessità di impiego. Il social recruiting risulta così essere oggi il maggior settore in espansione nell’ambito dell’ e-recruitment. 

Per quanto riguarda le aziende si riscontra che i social media vengono ormai utilizzati per più usi, interrelati fra di loro, nell’intera fase di selezione del personale:  ad esempio, per diffondere le offerte di lavoro ad una platea molto ampia di candidati; oppure per mostrare pubblicamente punti di forza dell’azienda per attrarre i migliori talenti; per individuare i “candidati passivi” attraverso l’opera di scouting dei selezionatori; infine per ricercare le informazioni sui candidati.

case studies esaminati dimostrano come l’adozione delle social media strategies per la fase di selezione da parte delle le aziende abbia portato al vantaggio di diminuire i tempi ed i costi della stessa.

Anche il modo in cui i candidati si muovono nella ricerca del lavoro risulta essere mutato; e non tanto per la diffusione dell’utilizzo dei social media ai fini della consultazione di offerte di lavoro quanto piuttosto per l’emergere di pratiche di personal branding.

social media (ludici e professionali) consentono infatti la creazione e lo scambio di contenuti generati dagli utenti, tra i quali il proprio profilo comprensivo di CV. Queste pratiche espongono continuamente le persone sul mercato del lavoro e danno loro la possibilità non solo di mostrare una vetrina della propria immagine sempre aggiornata, ma anche di trasformare la propria candidatura da passiva ad attiva attraverso la promozione della propria professionalità e l’esibizione delle proprie capacità.

Sta infatti proprio nella possibilità di caricare sul web contenuti personali e video Cv il successo di queste nuove forme di contatto tra candidato e impresa. Tuttavia i social media,  pur offrendo una risorsa di grande importanza,  devono essere usati in maniera consapevole per evitare i potenziali rischi, legali ed extralegali; i primi legati ad es. alla questione spinosa relativa alla raccolta di informazioni personali che potrebbe essere operata in violazione della normativa sulla dell’art. 8 Statuto dei lavoratori; i secondi relativi al problema della digital reputation che se da una parte può attirare i potenziali datori di lavoro dall’altra li può anche allontanare.

Importanti a questo proposito sono dunque gli sforzi delle autorità garanti della privacy  dei vari paesi che si prefiggono di formare i cittadini ad un uso intelligente dei social.

Il Sole 24Ore, ottobre 2014